Egidio Bandini Condirettore della Rivista Candido e Collaboratore della Gazzetta di Parma
Il 26 febbraio del 1971 moriva Fernand-Joseph-Désiré Contandin, in arte Fernandel. Il grande attore, nato a Marsiglia l’8 maggio 1903, era reduce dalle riprese iniziali del sesto film della serie “Don Camillo”.
La cronaca. È l’estate del 1970. Il 13 luglio iniziano le riprese del primo film a colori della serie dedicata al “Mondo piccolo” di Giovannino Guareschi: “Don Camillo et ses contestataires”: titolo italiano, come si legge sul ciak in una foto “Don Camillo, Peppone e i giovani d’oggi”.
Fernandel arriva a Brescello il 20 luglio e iniziano le riprese in esterni. Scrive Maurizio Schiaretti, critico cinematografico della “Gazzetta di Parma”: «Le riprese si susseguono in un clima insopportabile, ci sono momenti in cui, al sole, la temperatura percepita raggiunge i 60°C. I due interpreti ne soffrono pesantemente: Fernandel fa grandi sforzi per mostrare il suo famoso sorriso perché, dimagrendo, il volto è scavato, mentre Gino Cervi è parecchio ingrassato e si muove con difficoltà.
Fernandel si sente sempre più stanco e a ridargli energia non bastano le pietanze preparate per lui dalla fedelissima Tina, arrivata appositamente da Marsiglia. È costretto a interrompere le riprese di una scena in cui deve portare in braccio l’attrice Graziella Granata che non arriva a cinquanta chili di peso.
Christian Jacques fa di tutto per farlo sentire a suo agio, ma il 31 luglio l’attore si fa visitare a Parma da uno specialista dei polmoni e la sera chiama il regista: “Devo interrompere immediatamente la lavorazione — gli dice quasi in lacrime — Ho un polmone fuori uso e l’altro è pieno d’acqua, capisci! Non mi era mai successo di lasciare un film a metà, e proprio con te, poi! Christian Jaques cerca di rassicurarlo: “Non ti preoccupare, torna a Marsiglia e riposati. Quando starai meglio riprenderemo”.
Il 2 agosto Fernandel e sua nipote Martine ripartono in automobile per la Francia, e la troupe si scioglie, lasciando a Brescello proiettori, cavi e altro materiale».
Tutto finito qui? Assolutamente no, perché le cose si ingarbugliano. Mentre qualcuno sostiene che Fernandel abbia telefonato al regista solo nel gennaio del 1971, ovvero un mese prima di morire, esiste un’intervista televisiva rilasciata dall’attore il 15 ottobre 1970 a Jean-Paul Seligmann, nella quale Fernandel dichiara che gli restano solo 35 minuti di riprese per finire il film e precisa: «Senza dubbio sarò in grado di riprendere il mio ruolo molto prima, ma non è possibile farlo subito: abbiamo iniziato il film all’aperto nel mese di luglio con gli alberi carichi di foglie, mentre ora le foglie stanno iniziando a cadere. Ormai siamo costretti ad aspettare il ritorno della primavera».
Nelle immagini l’attore si mostra in forma e ben deciso a finire quanto cominciato, come ebbe modo di dire Gino Cervi, tornato a Roma all’interruzione delle riprese.
Successivamente fu proprio “Peppone”, in un’intervista al quotidiano “La Stampa” pubblicata il 28 febbraio 1971, due giorni dopo la morte di Fernandel, a ricordare: «Il film era stato girato a metà, quando Fernandel dovette tornare in Francia. Aveva cercato di tirare avanti fino all’ultimo, perché lo voleva fermamente finire. Io credo sentisse che sarebbe apparso sullo schermo per l’ultima volta e proprio con il personaggio che gli era più caro in assoluto. Avevamo girato 1200 metri di pellicola a colori, oltre 45 minuti di ripresa, ma Fernand era impaziente. Fece anche una cosa strana: registrò in anticipo tutto il sonoro dell’intero film. Chissà, forse pensava che, se lui avesse dovuto rinunziare, il film avrebbe potuto essere completato anche da una controfigura e il suo pubblico lo avrebbe riconosciuto almeno dalla voce. In questo modo lo avrebbe ricordato».
Emiliano Liuzzi, il 19 maggio del 2014, scrive nelle colonne de “Il Fatto quotidiano” che, in effetti, il film sarebbe stato praticamente finito, con solo otto scene da girare con una controfigura per don Camillo, ma che non fu possibile portarlo a termine perché sia il regista Christian Jacques che Gino Cervi non vollero continuare senza l’amico Fernandel.
A corollario c’è anche una cosa molto interessante scritta sempre da Maurizio Schiaretti: «[…] il positivo del girato è conservato alla Cineteca nazionale». Conoscendo la sua proverbiale affidabilità come critico cinematografico e grande studioso di cinema, il film incompiuto sembrerebbe quindi trovarsi in quel luogo, ma i tentativi di ritrovare la pellicola sinora sono stati infruttuosi.
Va da sé che oggi, grazie ai computer e l’aiuto potente dell’Intelligenza Artificiale, terminarlo e far tornare Fernandel e Gino Cervi in scena sarebbe un progetto certamente realizzabile, gli appassionati guareschiani ne sarebbero veramente felici: a mezzo secolo di distanza il ritorno sugli schermi degli unici e veri don Camillo e Peppone con un nuovo film sarebbe un avvenimento internazionale veramente d’eccezione!