Sauro Turroni Urbanista, paesaggista, ecologista, ex parlamentare verde e Presidente della Commissione Ambiente della Camera, scrive di ambiente e organizza mostre fotografiche
Le drammatiche vicende del maggio 2023 hanno visto la Romagna intera in ginocchio con città inondate, colline crollate, infrastrutture interrotte, centinaia migliaia di abitazioni inagibili, fabbriche non più in grado di produrre, il tutto unito alla tragedia della perdita di tante vite umane.
Lo spirito che anima queste genti le ha viste immediatamente rimboccarsi le maniche. È stato così per liberare le strade e le case dal fango, per rimettere in moto le aziende, per ricostruire la socialità perduta: non è colore il canto di “Romagna Mia” che usciva dalle gole dei tanti giovani accorsi per spalare il fango, quella canzone è stata l’inno della rinascita.
Il luogo dove tutte queste cose si sono toccate con mano e si sono viste esplodere attraverso l’impressionante spirito di collaborazione e impegno messo in atto da molte centinaia di volontari, accorsi per dare una mano, e dalle strutture tecniche dello Stato, nelle sue diverse articolazioni e competenze, è stato senza dubbio il Seminario vescovile di Forlì con i suoi 150 mila libri sepolti nel fango.
Né il sottoscritto né gli altri volontari accorsi immediatamente, rispondendo all’appello fatto girare subito sui social da parte del Rettore del Seminario don Andrea Carubia, sapevano bene in che modo si sarebbe potuto salvare un patrimonio così importante, riguardante la storia, la memoria e l’identità stessa della nostra comunità.
È stato raccontato più volte come questo sia potuto accadere e i risultati raggiunti col primo salvataggio di oltre 50.000 antichi volumi conservati nel seminterrato del Seminario, conseguendo un obiettivo, parafrasando liberamente il Manzoni, “ch’era follia sperar”.
Grazie alla generosa disponibilità delle imprese Orogel e BoFrost i volumi strappati al fango sono ora al sicuro a meno 25 gradi all’interno delle celle frigorifere delle due aziende, ma questa disponibilità ha un termine che non coincide con i tempi lunghissimi, che sono, invece, necessari per le successive fasi di asciugatura, ripulitura e restauro dei volumi.
Il Seminario vescovile e la Biblioteca Nazionale di Firenze hanno sottoscritto un protocollo grazie al quale i laboratori di restauro fiorentini hanno iniziato i lunghissimi lavori di recupero, e una prima sperimentazione avviata su un piccolo nucleo di volumi ha fornito risultati incoraggianti.
Questi risultati sono stati resi pubblici attraverso la mostra “Sommersi, Salvati”, dapprima realizzata nei locali alluvionati del Seminario e poi esposta alla Biblioteca Nazionale di Firenze, attualmente collocata nelle sale espositive del castello Estense di Ferrara e poi si trasferirà alla biblioteca Classense di Ravenna.
La mostra itinerante è stata realizzata con un duplice scopo.
Da una parte si è voluto testimoniare l’accaduto in tutta la sua drammaticità, unito al prezioso lavoro degli “angeli” che hanno consentito il salvataggio dei libri, non esitando un attimo ad immergersi per quasi due mesi in locali malsani, umidi, puzzolenti, con acqua e fango sopra le caviglie, mentre loro colleghi all’aperto ripulivano al meglio i libri dal fango e li identificavano uno ad uno.
Dall’altra si è voluto mantenere ben accesa l’attenzione nei confronti di un problema che richiederà molti anni di impegno e moltissime risorse per essere definitivamente risolto.
Per questo motivo la mostra non ha avuto solo un significato didascalico ma, attraverso foto di grande impatto emotivo e valore artistico realizzate da Silvia Camporesi, abbiamo voluto inchiodare l’attenzione su un aspetto del dramma causato dall’alluvione, che potrebbe essere dimenticato col passare del tempo. Invece merita la più alta considerazione perché è parte significativa del nostro Patrimonio Culturale.
Ad ora non possiamo ancora dire di essere in mezzo al guado, perché la traversata è appena iniziata e abbiamo la necessità non solo di tenere accesi i riflettori, sforzo nel quale siamo quotidianamente impegnati, ma anche di contribuire ad attivare organizzativamente le fasi successive necessarie per restaurare i tanti libri e restituire questo fondamentale patrimonio librario alla nostra comunità.
Purtroppo, vicende come queste, che hanno portato a danni accertati per 8,5 miliardi di € (8.500 milioni di €!), sono complicatissime da affrontare, addirittura più di un terremoto nel quale le questioni da risolvere sono indicativamente unite da un’unica tipologia di interventi, ricostruzione di edifici crollati o consolidamento di quelli danneggiati.
Nel caso dell’alluvione del maggio 2023 si aperta un’incredibile necessità di affrontare una molteplicità di azioni tutte necessarie, dalla sistemazione dei fiumi ad una nuova pianificazione di tutela e urbanistica, dalla realizzazione di casse di espansione alla delocalizzazione di edifici in zona rischio, dal risanamento delle case alluvionate al sostegno delle attività economiche danneggiate, dal restauro dei Beni Culturali ammalorati alla ricostruzione delle tante strade sprofondate sotto 90.000 frane censite e cartografate!
È tutto questo, insieme, che rende comprensibili i grandi timori nei confronti di quello che può apparire l’ultimo dei problemi, “restaurare dei libri”, anche se essi fanno parte di un patrimonio storico e culturale di eccezionale pregio.
Ma qualcuno ci crede fermamente, e un nucleo di irriducibili volontari della prima ora, insieme a don Andrea Carubia e allo stesso monsignor Livio Corazza vescovo di Forlì e Bertinoro, sta operando concretamente per individuare le migliori e più efficaci strategie per raggiungere un obiettivo complessivo, tappa per tappa.
Il Segretariato Regionale del Ministero della Cultura, purtroppo in via di soppressione a seguito di una riforma, avrebbe già messo a punto un progetto di costruzione di un Laboratorio di Restauro a Cesena, città a 20 chilometri da Forlì, nella quale è presente un corso universitario di laurea in Beni Culturali, con un protocollo che prevede capannoni, frigoriferi e l’acquisto di liofilizzatori e altre macchine per l’asciugatura dei libri, la pulizia dei volumi e i primi interventi di recupero. Ma una domanda pesa sul futuro: arriveranno le somme necessarie?
Queste attrezzature sarebbero importantissime anche per interventi di recupero e restauro di reperti archeologici in legno, fondamentali in un territorio come il nostro nella Pianura Padana, che in gran parte è stato generato proprio da grandi alluvioni come quella del maggio 2023, perché al suo interno, sotto strati sedimentati di fango, conserva importanti testimonianze lignee del passato.
Il Progetto di Recupero del Patrimonio Librario e Culturale, l’obiettivo e le fasi di realizzazione.
Il restauro completo del “fondo antico”, costituito da 1250 cinquecentine e seicentine e 27 incunaboli, e del “fondo storico”, costituito da diverse migliaia di libri antichi appartenuti ai Gesuiti e passati al Seminario al momento della soppressione dell’Ordine, è un compito titanico, sia sotto l’aspetto del numero dei libri che di quello dell’urgenza, legata alla necessità di trasferire dai freezer tutti i contenitori con i libri ammalorati entro l’estate del 2025!
Quindi, appare evidente, il progetto sarà di lunga durata, perciò, come prima fase, ci siamo assegnati il compito di promuovere la formazione di nuclei di restauratori attraverso convenzioni con le Università di Cesena e di Ravenna, tramite l’istituzione di borse di studio, e anche lunghi stage formativi condotti da esperti qualificati.
Entrambi con finanziamenti dedicati da reperire.
Poi, come seconda fase, con adeguate disponibilità economiche, attivare un nuovo tipo di convenzione con il costituendo Laboratorio di Restauro a Cesena, oppure, in ipotesi del suo mancato sviluppo, con quello esistente della Biblioteca Nazionale di Firenze, per formare un numero adeguato di giovani restauratori da dedicare all’attività di recupero e restauro dei 50.000 libri della Biblioteca.
Il Progetto di Recupero del Patrimonio Librario e Culturale, in conclusione, ha due aspetti imprescindibili da considerare e strettamente correlati.
Il primo riguarda l’ambito organizzativo, orientato a strutturare il ciclo produttivo con tutte le fasi che portano al restauro, a partire dallo stoccaggio in freezer dedicati, fino alla costruzione del laboratorio e alla preparazione delle professionalità necessarie a svolgere il lavoro nel tempo, mentre il secondo riguarda la disponibilità dei fondi governativi per la ricostruzione e il reperimento di fondi per gestire il lavoro di recupero fino al completamento.
È evidente che ci rendiamo conto delle difficoltà derivanti da una situazione che coinvolge un’intera area del territorio, con le strutture commissariali del Governo impegnate in una grande complessità di problemi, ma faremo veramente quanto possibile per “Salvare” i libri che sono stati “Sommersi” dall’alluvione, perché essi fanno parte della nostra Cultura e del Tempo passato e futuro!
ID image Silvia Camporesi