Maria Grazia Palmieri Giornalista professionista ideatrice e organizzatrice: Movievalley festival internazionale corti 12° ed. Gustacinema 12° ed. Cinemainviaggio.com
Esistono in Italia molte confraternite o compagnie che fanno parte della storia del nostro paese e anzi, la narrano dal loro punto di vista. Raccontarle crea una testimonianza particolare e irriproducibile in altro modo, e ci fornisce uno spaccato della società e degli usi dell’epoca.
La Compagnia dell’Arte dei Brentatori è una di quelle, è bolognese di nascita, e oggi fa parte della Consulta delle antiche istituzioni bolognesi, seconda solo a quella dei “Lonbardi”, che risale al 1189.
La compagnia dell’Arte dei Brentatori nacque nel 1250, in una Bologna colma di osterie e di allegri studenti, studiosi sì, ma anche molto, ma molto inclini al divertimento.
Riconosciuta legalmente nel 1407, e soggetta nel tempo a cambiamenti di statuto, nonché a regolamenti comunali e pontifici per mantenere trasparenza e onestà, la Compagnia dell’Arte dei Brentatori era una delle corporazioni bolognesi.
Si occupava, con l’ausilio dei brentatori, del trasporto del vino, tramite un grosso contenitore conico che trasportava sino a 75 litri. Era la cosiddetta brenta che i brentatori caricavano sulla schiena e per questo veniva realizzata con una curvatura che si adattava al corpo.
Nell’epoca dei brentatori, il vino era particolarmente prezioso, perché portava moltissimo danaro nelle casse comunali prima, e poi, nel tempo, in quelle pontificie.
I Brentatori, infatti, si occupavano anche del pagamento dei dazi, che era un’entrata molto cospicua, grazie al grande consumo di vino che si faceva a Bologna, nelle osterie della città, molto frequentate da studenti universitari che provenivano da vari luoghi e dai bolognesi stessi.
I brentatori si possono classificare anche come i primi sommelier della storia, poiché assaggiavano il vino e ne definivano il prezzo in base alla qualità. Avevano varie delegazioni a Bologna, che venivano chiamate Trebbi, dove si ritrovavano e dalle quali partivano per il loro lavoro, la distribuzione del vino.
Ma storicamente furono anche i primi pompieri. I brentatori, infatti, in caso di incendio, venivano richiamati dalla campana che suonava sulla torre degli Asinelli di Bologna, una sorta di allarme che li faceva accorrere sotto di essa, dove grazie ad una pompa riempivano d’acqua le loro brente per spegnere le fiamme che avevano avvolto qualche edificio cittadino.
La Compagnia dell’Arte dei Brentatori purtroppo fu chiusa da Napoleone, che eliminò tutte le corporazioni bolognesi. Tuttavia, alcuni brentatori continuarono la loro attività di pompiere, tanto che oggi, alcuni musei appartenenti ai vigili del fuoco, mostrano le brente tra i primissimi strumenti utili allo spegnimento degli incendi.
Nel 1970 la Compagnia visse la propria rinascenza. Infatti, l’albergatore bazzanese Vittorio Rocchi, avendo trovato dei riferimenti storici molto interessanti, decise di dare nuova vita alla Compagnia per portare avanti la tradizione e la storia del bere consapevole, e della cultura del territorio locale, italiano, e straniero.
I primi Capitoli -ossia gli incontri conviviali della Compagnia, che sono quattro l’anno, scanditi dalle stagioni- che furono organizzati nei primi anni della rinascita, si svolsero anche all’estero in luoghi come Spagna e Africa, all’insegna del bere di qualità, ma sempre consapevole, e del cibo di altissimo livello, con coreografie eccellenti, riportate in alcune fotografie dell’epoca.
La Compagnia, oggi, ha già raggiunto e superato i 50 anni di attività dal momento della rinascenza, come anticipato è socia della Consulta delle Antiche Istituzioni bolognesi, e tra i suoi obiettivi recenti c’è anche una missione, quella di unire popoli diversi per storia e vissuto, attraverso l’amicizia super partes e la condivisione di interessi culturali.
Per questo ha fondato tre Trebbi o delegazioni: una in Svizzera, nata per aprirsi ad altri confini e che ha superato il mezzo secolo di vita, poi una in Finlandia, da qualche anno, ed una in Oregon – USA presieduta da Franco Marchesi, un italiano che vive negli Stati Uniti da qualche decennio, che distribuisce e produce vino vicino alla capitale. In Finlandia, per raccontare la nascita del Trebbo, un folto numero di brentatori italiani si recò ad Helsinki dove si svolse la cerimonia di adesione dei soci della nuova delegazione, un momento di amicizia e condivisione molto bello. Mentre per il trebbo americano dell’Oregon, in Italia furono intronizzati, ovvero divennero brentatori con la cerimonia del “bevi o vattene”, il presidente o maestro, e altre due persone. Poi gli altri soci vennero intronizzati direttamente in Oregon da Franco Marchesi.
La Compagnia Madre Italiana, presieduta da alcuni anni dalla bolognese Maria Grazia Palmieri, che ha fortemente voluto delegazioni estere e sta lavorando per aprirne altre in Svezia e Norvegia, crea nuovi Capitoli interessanti, come uno degli ultimissimi con l’Arcisodalizio per la ricerca del culatello Supremo, che si è svolta con successo nel parmense, organizzato da un suo componente, Alberto Spisni che è diventato anche brentatore.
Ma come si diventa membri della Compagnia dell’Arte dei Brentatori?
Con la cerimonia del “bevi o vattene” che prevede un bicchiere di vino bevuto in un solo sorso dal nuovo socio, mentre il consiglio dei Brentatori fa da ala scenografica, grazie ai sontuosi abiti, disegnati nel 1600 dal Mitelli.
Attualmente l’Associazione “Succedesoloabologna”, molto conosciuta sia per le visite guidate che organizza, particolari e di altissimo livello, che per gli eventi e la gestione di luoghi d’arte e cultura, sta ultimando un progetto molto importante per il ripristino turistico della Via dei Brentatori.
Questo percorso, che nella storia si svolgeva sui colli bolognesi verso Modena, veniva utilizzato dai brentatori che in questo modo, tutelati dalle colline, sfuggivano ai soldati della milizia modenesi che pare li derubassero del vino quando praticavano la strada ufficiale.
La guida è quasi pronta e la via sarà ufficialmente aperta a breve. Sarà un percorso storico fra vigneti e natura che attrarrà turismo familiare nel fine settimana, con possibilità di degustazioni, pernottamenti e camminate. Qualcosa di molto piacevole che coinvolgerà, in collaborazione con il CAI, agriturismi, cantine e varie altre attività, riportando in auge una Via antica che di certo troverà grande interesse nel pubblico degli appassionati del turismo sostenibile e dei riferimenti storici.
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