Massimo Franchi Consigliere e Consulente di management CMC, docente presso A.A.C. Business School, Direttore Esecutivo per le Relazioni con le Imprese di CESTUDEC, Direttore Capitale Intellettuale.
Il tema della corruzione riguarda tutti i paesi del mondo. Un’interessante indagine CEB1 relativa alla corruzione nei paesi emergenti indica che pagamenti impropri, regali dati o ricevuti in modo non appropriato e conflitti di interesse possono ridurre drasticamente i margini aziendali. Dei 700.000 dipendenti di multinazionali esaminati solo l’1% ha praticato qualche forma di corruzione nel complesso, mentre il dato cambia nei paesi ad economia emergente, dove abbiamo un 3% in Messico e l’8% in Cina. Dallo studio emerge che in alcuni paesi come Cina, India e Russia tali fenomeni sono amplificati e molto spesso diventano prassi operativa. Infatti, in Cina il 7,9% degli intervistati ha eseguito pagamenti impropri, il 7,7% ha dato o ricevuto regali in modo inappropriato e il 15,4% ha riferito conflitti di interesse.
In aggiunta, le aziende devono accollarsi anche gli onorari per i legali, le parcelle dei professionisti chiamati ad effettuare operazioni di intelligence atte a smascherare eventuali colpevoli o a difendersi dalle accuse, oltre che al tempo dedicato dai manager interni per seguire eventuali cause e al danno di immagine in caso di fuoriuscita delle informazioni.
Per citare un esempio, Walmart Stores Inc.2 nel 2005 attraverso un’indagine interna ha trovato le prove che i dipendenti della filiale messicana dell’azienda multinazionale avevano pagato oltre 24 milioni di dollari di bustarelle ai funzionari pubblici per agevolare una rapida espansione commerciale.
L’Italia, in attuazione dell’art. 6 della convenzione dell’organizzazione delle Nazioni Unite contro la corruzione, ha promulgato la legge 6 novembre 2012, n. 190, che all’art. 1, comma 2, individua, quale Autorità nazionale anticorruzione, la Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche (CIVIT).
Il 12 luglio 2013 è stato proposto il Piano Nazionale Anticorruzione3 con lo scopo di introdurre anche nel nostro ordinamento un sistema organico di prevenzione operando anche su temi etici alla base della Repubblica come l’uguaglianza, la trasparenza, la fiducia nelle istituzioni e la legalità ed imparzialità degli apparati pubblici. I destinatari del piano nazionale sotto tutte le pubbliche amministrazioni, comprese le Regioni e gli enti locali per i quali alcuni adempimenti saranno definiti attraverso intese in sede di Conferenza unificata. Il documento, suddiviso in tre sezioni, ha per obiettivi strategici:
- la riduzione delle opportunità di manifestazione dei casi di corruzione;
- l’aumento della capacità di scoprire i casi di corruzione;
- la creazione di un contesto sfavorevole alla corruzione.
Considerando la vastità e complessità della macchina statale la strategia prevede anche una prevenzione a livello decentrato con un coinvolgimento di una moltitudine di soggetti che comprendono l’autorità di indirizzo politico, il responsabile ed il referente della prevenzione, i dirigenti, gli organismi di controllo interno, i dipendenti della pubblica amministrazione ed i suoi collaboratori a qualsiasi titolo. Il responsabile della prevenzione è individuato dall’organo di indirizzo politico tra i dirigenti amministrativi di prima fascia in servizio4 mentre negli Enti locali di norma nella persona del segretario.
Interessante è la strategia di prevenzione indicata, che tocca la trasparenza attraverso il massiccio utilizzo dei siti web istituzionali, il codice di comportamento, la rotazione del personale, l’obbligo di astensione in caso di conflitto di interessi, lo svolgimento di incarichi non consentiti ai dipendenti pubblici, la verifica delle condizioni ostative in caso di incarichi dirigenziali, la verifica di incompatibilità per le posizioni dirigenziali, il divieto di prestazione dopo la cessazione dell’attività presso soggetti privati destinatari del loro precedente lavoro, la verifica di precedenti penali a carico dei dipendenti a cui si intendono conferire incarichi, la tutela dell’anonimato del dipendente che collabora segnalando l’illecito, la formazione di tipo etico e tecnico, l’esclusione dalle gare per il mancato rispetto dei patti di integrità negli affidamenti e la sensibilizzazione della cittadinanza sulla cultura dell’integrità e della legalità.
Si tratta di buone pratiche che purtroppo, anche nel settore privato, non si applicano nella maggior parte delle aziende: sono frequenti i casi di conflitti di interessi, di mancata verifica dei precedenti penali non solo del top ma anche del middle management, di mancanza di formazione etica e di mancata verifica delle competenze indicate nei curricula che risultano nella maggior parte dei casi non veritieri. Tra le attività di Intelligence non viene quasi mai accertato l’aumento inaspettato del tenore di vita dei buyer, scoprendo in alcuni casi la costituzione di “fondi occulti” derivanti da percentuali versate dai fornitori.
Più complesso pare il coordinamento, la raccolta e l’analisi di tutti i dati sopra elencati che pur facendo uso di canali telematici e report riepilogativi distinti per amministrazione, deve anche considerare la gestione del rischio, secondo la norma UNI ISO 31000-2010, e mappare ciascun processo in termini di rischio e relativo trattamento.
Un esempio di raccolta dei dati a prevenzione della corruzione è il modello in uso nella Corea del Sud per il controllo, in tempo reale, di tutte le spese della pubblica amministrazione. La Consip, società per azioni del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) che opera in qualità di centrale di committenza nazionale, realizzando il Programma di razionalizzazione degli
acquisti nella PA, ha siglato un accordo di intesa con la Pps, Public Procurement Service, che è la centrale di acquisto di Seul. La Pps, che è riuscita ad integrare 140 banche dati diverse, grazie al sistema delle aste controllate in tempo reale può bloccare un qualsiasi ente periferico che vuole chiudere un contratto ad un prezzo più alto rispetto ai limiti fissati a livello centrale. Questo sistema, che in teoria dovrebbe funzionare anche in Italia, si scontra con la mancata integrazione delle banche dati, che non permette la lettura in tempo reale del comportamento periferico, e con il ritardo delle comunicazioni da parte delle singole amministrazioni.
Dobbiamo però evidenziare che Consip, come messo in luce da diverse inchieste televisive, non sempre riesce ad ottenere i prezzi migliori sul mercato e, soprattutto, i fornitori migliori: sono stati tantissimi i casi nei quali le pubbliche amministrazioni hanno deciso di ricercare fornitori in modo autonomo con notevole risparmio di denaro pubblico ed erogazione di migliori servizi per i cittadini.
Tornando al Piano Nazionale Anticorruzione, i rischi sono stati identificati in un “catalogo dei rischi” o elenco, mentre l’analisi del rischio consiste nella valutazione che il
rischio si realizzi e nella previsione delle sue conseguenze in termini di probabilità e d’impatto. Il rischio è ponderato, valutato, sulla base di precedenti analisi e tramite il raffronto con altri rischi. I rischi sono poi trattati, individuando quelli da seguire prioritariamente con le misure predisposte per neutralizzarli o ridurli che possono essere obbligatorie o generare ulteriori interventi.
Per il Global Corruption Barometre pubblicato nel 2013 da Transparency International, il livello di corruzione nel mondo è aumentato, così come la volontà di combatterlo.
Il sondaggio, che ha coinvolto 114.000 persone in tutto il mondo, ha riguardato anche l’Italia dove il 64% degli intervistati ha detto che la corruzione è in crescita, molto il 45% e poco il 19%, mentre è rimasta uguale per il 32% ed è calata solo per il 4%. Preoccupante resta la posizione in classifica dell’Italia scivolata dal 69° posto nel 2011 al 71° posto nel 2012 e ben lontana dagli altri grandi paesi europei come la Germania, 13° posto, la Francia, 22° posto, e la Spagna, 30° posto. ■
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- 1 Indagine CEB su un campione di 700.000 dipendenti di multinazionali in più di 115 paesi, comparsa in un articolo di Dan Currill e Davis Bradley, Guardare Avanti, Harvard Business Review, ottobre 2012, pag.8.
- 2 http://www.nytimes.com/2012/04/22/business/at-wal-mart-in-mexico-abribe-inquiry-silenced.html?pagewanted=all&_r=0
- 3 http://www.funzionepubblica.gov.it/media/1083643/pna_slides.pdf
- 4 art. 1 comma 7 legge 190/2012.