Casa Management 5 cose che la mamma non ti ha detto sulla carriera (ma non è troppo tardi per imparare).

5 cose che la mamma non ti ha detto sulla carriera (ma non è troppo tardi per imparare).

Quello che le donne devono sapere per avanzare nel mondo del lavoro senza troppi dispiaceri e senza rinunciare a essere se stesse

da Capitale Intellettuale
Odille Robotti – Amministratore unico di LearningEdge srl. Esperta di leadership femminile, è autrice del libro “Il Talento delle Donne”

Gli stereotipi di genere sono duri a morire, anzi, purtroppo, godono ancora di ottima salute. Li abbiamo assorbiti fin da bambine, come il fumo passivo, senza rendercene conto e senza sapere che facessero male. Non solo, dato che sono asintomatici, a una sembra di stare benissimo e invece ne è “affetta”. L’unica cosa che ci salva da questi vampiri che ci succhiano energia è che, se si “espongono alla luce” in modo da renderli visibili, rapidamente si sgretolano e si riducono in polvere (questa è la prova della loro natura vampiresca).

Dopo aver studiato il fenomeno per vari anni, mi sono convinta che lo stereotipo femminile è responsabile di molti dei problemi che le donne incontrano nel fare carriera. La ragione è semplice: lo stereotipo femminile è incentrato sull’altruismo e sulla cura degli altri (taking care). Un ottimo ideale, peccato che per fare carriera sia necessario agire anche comportamenti individualisti, come per esempio chiedere una promozione o un aumento, parlare di un successo che si è ottenuto, mostrare ambizione e desiderio di avanzare e, infine, competere con gli altri. Questi comportamenti collidono con l’idea che ci hanno trasmesso della femminilità. Lo stereotipo maschile invece, è agentico: gli uomini decidono, fanno e, all’occorrenza, combattono (taking charge). Non meravigliamoci quindi che per un uomo fare carriera sia un comportamento più naturale. Ma per loro è più facile anche per un’altra ragione: il modello di leadership ancora oggi prevalente nelle organizzazioni è disegnato a immagine dello stereotipo maschile (per fortuna le cose stanno cambiando anche se lentamente). Come spiegano Alice Eagly e Linda Carli, due studiose americane, la società chiede alle donne di mostrare coerenza con lo stereotipo femminile, ma tende ad associare la leadership con caratteristiche tipicamente attribuite agli uomini.

Veniamo alle 5 cose da sapere per avanzare nel mondo del lavoro senza troppi dispiaceri e senza rinunciare a essere se stesse.

1) Il mondo del lavoro è forgiato a immagine e somiglianza degli uomini. Le regole le hanno inventate da loro. Dobbiamo prenderne atto e cercare di capire come funziona se vogliamo accedere a posizioni di potere, che sono le uniche da cui è possibile cambiare veramente le cose. I comportamenti dei due generi tendono a essere diversi in tanti aspetti perché “calamitatati” e indirizzati dal relativo stereotipo. Un comportamento che per noi donne significa una cosa, per gli uomini può avere un significato molto differente. Per esempio, per gli uomini certe domande sono un segno di debolezza. Gli uomini fanno meno domande di noi donne, in particolare se si tratta di cose banali (un classico esempio, il rifiuto di chiedere indicazioni stradali). Sai perché? Per loro ciò denota debolezza e mette in posizione di inferiorità. Gli uomini tendono infatti a dare più valore all’indipendenza e a «trovare la risposta da soli». Tienilo a mente prima di porre una domanda. Spesso noi donne chiediamo per coinvolgere l’interlocutore, per mostrare interesse nell’opinione altrui o per timore di apparire autocratiche. Gli uomini possono pensare invece che lo facciamo perché non abbiamo la più pallida idea di cosa fare. La comunicazione è un altro ambito in cui siamo parecchio diverse dagli uomini. Loro preferiscono «partire dal titolo» cioè dalla notizia o conclusione principale. Vogliono partire da un messaggio informativo e sintetico, seguito dalle cinque domande chiave del giornalismo (chi, cosa, quando, dove e perché). Noi spesso raccontiamo le vicende seguendo una sequenza temporale e le arricchiamo di dettagli, come se dipingessimo un affresco. Per farsi ascoltare dagli uomini meglio parlare nel modo che preferiscono loro. Potrei continuare, ma il messaggio è chiaro: poniamoci il problema, perché il problema c’è: siamo diversi e le regole le hanno scritte loro senza interpellarci.

2) Senza autostima non si va da nessuna parte. Perché è importante tenere alta la propria autostima? La bassa autostima è un deterrente che fa rinunciare  a intraprendere cose nuove, precludendoci la possibilità di avere successo e imparare. Inoltre, se non crediamo noi nelle nostre capacità, è difficile convincere gli altri. Infine, la bassa autostima fa anche vivere peggio: porta a essere ansiose, a esigere minore rispetto da parte degli altri e può aprire la strada alla depressione. Per fortuna, l’autostima non è una dotazione fissa. Se la tua autostima non è alta, è prioritario e possibile aumentarla.

3) Bisogna imparare ad auto-promuoversi. Di solito alle donne non viene naturale farlo, forse preferiamo aspettare i complimenti (magari per poterli rifiutare dimostrando modestia). Purtroppo però questo atteggiamento è molto contro-producente. Imparare a parlare di se stesse mettendo in luce le proprie capacità (senza esagerare e senza diventare noiose) è fondamentale per promuoversi all’interno dell’organizzazione. Uno dei più grossi errori che vedo commettere alle donne è pensare che la loro performance parli per loro. In verità, la performance è muta come un pesce (o quasi). Scherzi a parte, la performance lavorativa è multiforme (diversamente da quella scolastica): svolgere bene il compito assegnato e raggiungere l’obiettivo è solo uno degli elementi che concorrono a determinarla. Tanto è vero che  la performance oggettiva (misurabile in termini di risultati) e percepita (come i risultati sono interpretati alla luce del contesto esterno e interno dell’organizzazione) non sempre coincidono (a volte non hanno nemmeno lo stesso segno). In sintesi, imparate a raccontare ciò che sapete fare e a parlare dei successi ottenuti in modo da influenzare positivamente come è percepita la vostra performance.

4) Bisogna fare networking. Anche questo per molte donne non è naturale, infatti di solito le nostre reti sono meno estese. Bisogna però farsene una ragione: le relazioni sono catalizzatori di successo. Tutti noi preferiamo avere a che fare con persone di cui ci fidiamo e  siamo più propensi a dare fiducia a chi conosciamo direttamente o indirettamente. Se si ha una rete ampia è quindi molto più facile venire coinvolte in iniziative, trovare clienti, reperire informazioni e ottenere risorse per realizzare progetti. Senza un ampio network la carriera è molto più difficile: si fa più fatica e si ottiene di meno. Il consiglio quindi è di costruire la propria rete (a cominciare dall’interno dell’organizzazione) e di farlo in maniera mirata rispetto agli obiettivi professionali.

5) Esiste un doppio standard di genere. Non ve lo state sognando: lo standard di comportamento è diverso per le donne. Significa che ciò che è socialmente accettabile varia col genere di appartenenza. Le donne sono sanzionate per alcune azioni che gli uomini possono compiere impunemente. Un uomo può sostenere con veemenza le proprie idee e il suo comportamento verrà definito «determinato», una donna rischia di vedersi bollata come «isterica». Certo che è ingiusto e bisogna cambiarlo. Ma nel frattempo, meglio saperlo, per stare attente, ma anche per non prendersela troppo se capita. Quest’ultima è una delle cose che ci tenevo a dirvi più in generale: non ve la prendete, coltivate l’ottimismo, siate consapevoli delle difficoltà di genere per aggirarle e per difendervi, non per deprimervi e diventare rinunciatarie. La leadership ha bisogno delle donne per evolvere. Fatevi avanti, ma non commettete gli errori di tante donne che vi hanno preceduto.

ANNO 8 N.2

image @iStock-175717025-cranach

Ti potrebbe interessare anche

PROPRIETÀ / EDITORE

A.A.C. Consulting S.r.l.
Società Benefit,
Via G. Carducci 24
43121 Parma
P.I. e C.F. 02676140342
Tel. +39 0521 532.631
Fax +39 0521 1523233
info@pec.aac-consulting.it
www.aac-consulting.it

DIRETTORE RESPONSABILE

Armando Caroli
direttore@capitale-intellettuale.it

DIREZIONE ARTISTICA

Silvia Zanichelli
Maria Mazzali

REDAZIONE

Federica Bonardi
redazione@capitale-intellettuale.it

 A.A.C. Consulting S.r.l. Società Benefit – Via Giosuè Carducci 24 – 43121 Parma – Tel. +39 0521 532.631 – Fax +39 0521 1523233 – e-mail: info@aac-consulting.it P.I. e C.F. 02676140342 -Cap. Soc. i.v. € 10.000,00 | Privacy | Cookies | Preferenze Cookie |  Website by Socialtech Factory