Casa Operations Flessibilità produttiva per sostenere la ripresa

Flessibilità produttiva per sostenere la ripresa

Come ricercare forme di flessibilità per garantire la competitività delle aziende in un mercato sempre più turbolento

da Route66

Giovanni Basile Ingegnere elettronico, Consulente gestione Sistemi Produttivi

 

La crisi mondiale ha sconvolto l’equilibrio produttivo del mondo industriale. Si è passati da una situazione di over booked, in cui molte aziende si sono prodigate per incrementare una crescente domanda, ad una condizione di under booked dove la capacità produttiva supera di gran lunga la richiesta. Questo perché con la crisi molte aziende hanno posto in priorità l’abbassamento, se non l’azzeramento, dei magazzini. Una crisi nella crisi che si è abbattuta sulla produzione industriale ben oltre la revisione della domanda.

Ed ora? Timidi segnali di ripresa in un mercato che si caratterizza per un just in time all’insegna del “compro dove costa meno e meglio se consegnato prima”. La scarsa visibilità della programmazione della produzione si scontra con una costante urgenza, in un flusso di richieste in cui chi consegna prima avrà l’ordine.

Come sostenere questa ripresa che si affaccia tra mille difficoltà e con una esigenza della  produzione che oscilla dalla cassa integrazione ai turni notturni? Quale equilibrio può esistere e quale struttura possiamo delineare per i nostri reparti produttivi senza sconvolgerli, mantenendone i valori delle risorse a costi competitivi?

Parlare di flessibilità non deve necessariamente portarci ai concetti dibattuti in questi anni a seguito della legge Biagi del 2003, più semplicemente ricercare all’interno dell’azienda stessa una comune motivazione tra imprenditore e collaboratori. Porre al centro la salvaguardia del valore azienda e sul quale tutti (in forma diversa) devono oggi più che mai investire.

Troppo spesso assistiamo ad un gioco al ribasso tra denaro e prestazione che ha come unica conseguenza la progressiva perdita di competitività dei nostri reparti e più in generale del nostro sistema produttivo.

Sviluppare forme di flessibilità attraverso la contrattazione di secondo livello può rappresentare la soluzione alla contingenza dell’alternanza della richiesta odierna, ma anche rappresentare la base per una diversa e comune responsabilità verso l’azienda sia da parte di imprenditori illuminati che di lavoratori che oltrepassino il confine di contrapposizione ed insieme si pongano in un nuovo ruolo verso il bene comune.

Accordi in deroga da stipularsi negli uffici del lavoro, ponendosi nella totale legalità e che permettano alle produzioni di essere reattive e tempestive su quanto il mercato richiede. Mantenere gli impianti pronti a ricevere qualsiasi ordinativo è oggi più che mai importante, in una altalena che passa da troppo a niente e che non deve generare costi insostenibili.

Sviluppare la Banca delle ore (già presenti nei contratti nazionali) per accumulare forza lavoro nei momenti di ristagno delle commesse ed essere spese nei periodi di maggior richiesta produttiva.

Un approccio che tende a ricercare idee nella vivacità, nella condivisione attraverso il dialogo tra manager e lavoratori vero punto di forza delle piccole e medie imprese italiane.

Uno strumento oggi importante per elevare la competitività delle aziende e domani per riorganizzare la macchina  produttiva accogliendo dall’Europa la cultura della flessibilità rivolta al soddisfacimento dei bisogni aziendali come quelli dei singoli lavoratori, uniti finalmente dallo stesso obiettivo.

Trovare un’elasticità all’interno delle nostre fabbriche come difesa, mantenimento e rilancio verso la prossima fase economica che bussa alla porta. Non dimentichiamo che gran parte degli analisti economici mondiali prevedono fasi sempre più brevi ed altalenanti tra crisi e sviluppo e quanto più accresceremo la capacità di modellare il nostro sistema produttivo su questa convinzione, tanto più sosterremo le nostre aziende.

ANNO 1 N.1

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