Maria Mazzali Psicanalista, Consulente Apco CMC, Docente presso la scuola di sppecializzazione in Psicoterapia Conversazionale
3. La superbia
Per capire l’esistenza umana ho studiato la storia dell’uomo al liceo classico, la struttura dell’uomo laureandomi in medicina, la struttura della psiche specializzandomi in psichiatria, lo sviluppo della mente per mezzo della formazione in psicoanalisi e confrontato gli studi tramite la mia professione di psicanalista, formatrice e consulente nella gestione delle risorse umane.
Tutto ciò è stato fatto allo scopo di avere i mezzi per comprendere il più profondamente possibile il senso dell’esistenza e quali valori seguire con consapevolezza e responsabilità, per poter scegliere con cognizione di causa, una fra le tante risposte che nei millenni l’uomo si è dato per affrontare il sentimento di impotenza verso la precarietà della vita.
Ho trovato, nel mio animo più profondo, l’emozione del mistero, un’emozione forte, viscerale che sottende le numerose esperienze significative che la vita mi porta nel quotidiano, ed è diventata naturale e familiare. Posso affermare di aver ascoltato in questi vent’anni i racconti esistenziali dei miei clienti circa il senso della loro vita, delle loro azioni e delle loro scelte con estrema attenzione e questo corale interrogarsi sulle difficoltà e i disagi che i problemi esistenziali creano a chi si chiede “perché sono nato e come posso vivere al meglio”, mi ha dato conoscenza, esperienza e forza nei momenti più difficili della mia esistenza.
Oggi io sostengo che la maggior parte della sofferenza umana dipende proprio da queste coordinate: il senso e il peso delle scelte di senso!
La capacità di attuare scelte corrette e idonee alla propria indole e ai propri valori, nel rispetto delle proprie e altrui esigenze, in un contesto di rapporti umani affettivi profondi e costanti, risponde nel maggior numero dei casi a vite realizzate, piene e feconde.
Al contrario invece, il non saper scegliere, lo sbagliare gli obiettivi, il tradire le aspettative giuste soggettive e familiari, il rimanere tagliati fuori da alcune realtà importanti genera sofferenza ed il doloroso sentimento di una “vita mancata”.
È nell’ottica di una ricerca costante delle cause che provocano infelicità, dolore e fallimento che ho concentrato la mia attenzione sulle zone d’ombra più antiche dell’animo umano e della psiche, di cui i sette vizi capitali sono un’espressione molto significativa, importante e ancora attuale.
Dopo aver parlato dell’invidia e dell’ira, parlerò della superbia.
La superbia è un vizio capitale che si forma, nella seconda tappa di crescita psicologica del bambino, definita da Freud fase anale, poiché impara a controllare lo sfintere anale per abbandonare l’uso del pannolone, sotto l’influsso educativo dei genitori e dei familiari a lui dediti. È la fase in cui il bambino impara le regole dell’igiene, dello scambio, del patto, del rispetto delle convenzioni sociali, del concetto di pulito e di sporco associato alla corporeità. Questo primo schema educativo introiettato in quel processo formativo influenzerà per sempre il suo comportamento in gruppo.
Lo stesso schema diventerà inoltre quello che regolerà il rapporto col denaro in età adulta dal punto di vista emozionale.
È anche la fase dell’opposizionismo fisiologico in cui il bambino gode nel dire i suoi primi no, in quanto l’identità primordiale si forma appunto in tale periodo attraverso la ribellione e l’autoaffermazione di sé.
Durante il primo anno di vita il bambino è completamente assoggettato alle cure parentali attraverso il nutrimento, da cui il nome di fase orale, in cui il bambino è totalmente passivo.
In fase anale il bambino deve imparare ad obbedire, a rispettare il limite e ad uscire dalla fase di onnipotenza fisiologica di tale momento psichico.
La superbia nasce proprio in questo periodo, quando la libido pulsionale anale rende il bambino tiranno, ribelle, violento, sadico, prepotente, ingestibile, furioso, capriccioso indomabile, eccitato, sfidante ed irriducibile.
Se il Super-Io, l’istanza che ho descritto in modo approfondito nel vizio dell’ira, non completa la sua formazione, si manterrà nel soggetto un’area di arroganza e opposizionismo che potrà sfociare nel sintomo della superbia.
Il superbo non riconosce all’altro il medesimo valore di persona, ma si crede più importante e ritiene naturale avere atteggiamenti di superiorità, considerati soggettivamente leciti, anche quando non ci sono elementi di oggettività a convalida.
Il superbo giudica, misura, soppesa, si confronta e spesso, quando perde per motivi di competizione, diventa invidioso iroso e distruttivo.
Il superbo non ha ricevuto la giusta educazione alla sottomissione al padre buono e saggio che gli deve insegnare il rispetto della vita e a provare la “pietas del mondo classico” verso i simili.
La superbia denuncia inoltre una mancata o fallita maturazione della fase genitale o fase del cuore, che inizia nel terzo anno di vita, detta anche fase del complesso edipico, dove l’amore dà segni di presenza attraverso la comparsa dei primi amici e della capacità di interagire correttamente nel gruppo sociale.
Freud definiva il bambino un soggetto polimorfo-perverso e se oggi tale definizione può apparire superata od offensiva sul piano sociale, da un punto di vista dell’inconscio profondo ha ancora motivi di validità, perché in età adulta possono manifestarsi sintomi come la superbia che sono residui di immaturità delle tappe di un sano e completo sviluppo psicosessuale.
L’umanità non è cattiva in sé, diventa cattiva se non raggiunge la fase adulta e mantiene gli schemi dell’infanzia che fisiologicamente dovrebbero perdersi nei processi maturativi normali.
Marx sostiene che un sistema economico-politico produce una sovrastruttura culturale idonea al mantenimento del sistema stesso. Ciò avviene anche nel nostro sistema capitalistico occidentale e la superbia è un sintomo presente alimentato e indotto da una cultura individualista, violenta, sadica, ribelle, volgare, esibizionista, melodrammatica stupida e competitiva e che è l’espressione dei processi mentali della fase anale del bambino. Se viene proposta come modello sociale diventa normale che imperversi e dilaghi come la peste emozionale di W.Reich.
I mass media hanno un enorme potere nell’indirizzare i comportamenti, gli atteggiamenti, i valori, le modalità comportamentali, i parametri di giudizio, i limiti, gli eroi positivi e negativi del sistema sociale.
Se si prendono in esame i modelli di riferimento proposti dagli anni settanta ad oggi nel cinema ad esempio, partendo da quelli maschili, si sono diffusi stereotipi di uomo nevrotico, infantile sul piano amoroso, indeciso verso le situazioni esistenziali, fragile nelle difficoltà, infantile nel rapporto con i genitori, vigliacco verso la lealtà, promiscuo nei sentimenti, pavido nelle scelte, timoroso della vita e sadico nel rapporto con le donne, incapace di dire ti amo, mammone e antimaschio.
È giusto sfatare l’eroe innaturale classico che propone uomini e modelli irraggiungibili, ma mi pare si sia esagerato all’opposto, esaltando eroi negativi incapaci di fare l’esame della realtà e del limite.
Se guardiamo come sono ridotti i talk show del momento, vedi Grande Fratello, reality, soap opere etc, trionfano regressione, immaturità, impulsività su stile, cultura e capacità mentali. Gli attori vengono applauditi per piangere, urlare, insultarsi, aizzarsi, tenere comportamenti sessualmente esibizionistici, con offese, minacce, e la SUPERBIA è applaudita come valore di autoaffermazione.
Osservando i comportamenti dei nostri giovani per strada, nei cinema, nei ristoranti e nei soliti luoghi di ritrovo si può già notare la presenza di questi stili da Grande Fratello: spesso urlano, si atteggiano in modo teatrale, hanno bisogno di superare i limiti, ostentano atteggiamenti melodrammatici caricaturali, usando gli astanti come pubblico coatto.
I medesimi sintomi li ritroviamo anche nelle classi, dove gli insegnanti non sanno come arginare la violenza, il bullismo, l’arroganza, la maleducazione e spesso le minacce, quand’anche non siano gli stessi insegnanti a tenere tali comportamenti.
Non trascuriamo poi il mondo del lavoro dove convivono modelli di comportamento estremamente complessi causati da dinamiche sovente legate a passaggi generazionali patologici che non giungono a maturazione, in cui si fissano stili cronici dell’imprenditore senior, tirannici e inadeguati (superbi, appunto) e stili immaturi, insicuri e isterici dell’imprenditore figlio.
Siamo nella perdita completa della realtà oggettiva e di parametri confrontabili, quindi, nel registro della psicosi e della futura follia, ma se i modelli sono questi, questi saranno i modelli di identificazione valoriale degli adulti di domani, dato che il bambino è un cucciolo che impara imitando e osservando gli adulti di riferimento.
I nostri figli stanno ingurgitando spazzatura mentale e attraverso questa cultura diventeranno imprenditori disonesti, superbi e onnipotenti che si permetteranno di trattare gli altri come carne da macello nel disprezzo più totale dell’etica e del limite.
Penoso, uno spettacolo veramente penoso ci riserva questo periodo storico.
Se partissimo dalle premesse giuste, considerando quanto è fragile la vita umana, potremmo sviluppare logiche di tutela e di protezione molto diverse.
Invece sfidiamo la sorte da onnipotenti e superbi, tirandoci addosso in modo irresponsabile e auto lesivo le catastrofi più prevedibili, costruendo dighe e centrali nucleari su superfici e terreni inidonei: non abbiamo ancora l’età per giocare con queste cose così pericolose! Siamo ancora dei bambini, questa è la conclusione più accreditata cui sono giunta con il notevole bagaglio culturale a mia disposizione e a dimostrazione qualificata delle mie affermazioni.
Pertanto, caro essere umano, la strada è tracciata: devi maturare, maturare, maturare!
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Ho citato senza riferirne dettagliatamente le idee di: U.Galimberti, E.Severino, R. Bodei, D. Lopez, Z. Baumann E.C. Liendo, S. Freud, J. Lacan, f. Doltó , A. Bosi, P. Crepet, M.Recalcati, M.Klein, P.Watzlawick, J. Baudrillard, J. Hillman, W.Reich