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Il ruolo delle informazioni open source nel processo analitico di Intelligence Economica

Lo scopo del presente contributo è di offrire una descrizione specifica del ruolo delle informazioni open source nel processo analitico d’Intelligence Economica (IE), con particolare riguardo a quelle di tipo economico-finanziario, identificando gli elementi caratterizzanti, definendone i contorni, i meccanismi e le dinamiche di funzionamento nonché le tecniche di selezione ed i metodi mediante i quali l’attività può essere eseguita e al contempo, contrastata. La complessa attività del processo analitico di IE richiede che la raccolta di informazioni debba essere valutata, verificata ed analizzata al fine di creare intelligence.

da Capitale Intellettuale

Michele Lo Re Studioso di Intelligence Economica, consulente e analista direzionale

 

Oggi i problemi legati alle dinamiche registrate dallo spread sui tassi di Stato sono visti dai decision-maker con la stessa paura per il terrorismo islamico del 2001, in quanto il crollo del colosso Lehman Brothers nel 2008 è considerato da molti esperti come l’11 settembre dell’economia e della finanza. L’attuale crisi strutturale dei sistemi economici ha enfatizzato la necessità crescente di ingenti informazioni di tipo economico provenienti da fonti aperte utilizzate come strumento di ricerca di nuove opportunità nella ricerca di dati e nella loro trasformazione in elementi attivi del processo decisionale.

Il principale bisogno è capire con maggiore dettaglio le dinamiche del processo di evoluzione del cambiamento divenuto sempre più imprevedibile. Tuttavia nessuna potenza economica industriale può fare a meno di gestire della complessità delle informazioni relative la competizione tra gli Stati, oltre che in campo politico-militare, soprattutto a livello economico, tecnologico e finanziario.

 

Competizione e libero mercato

 

Le complesse dinamiche del sistema internazionale rendono particolarmente rilevanti, sia per lo Stato che per il mondo corporate, tutte le attività che sono volte ad influire sui processi decisionali di vertice dei soggetti avversari (Stati non alleati, aziende competitor, organizzazioni criminali, gruppi terroristici ed altre forse opponenti), condizionandone le scelte finali per conseguire vantaggi competitivi. La conoscenza approfondita delle modalità di esecuzione di tali attività è, inoltre, fondamentale per acquisire le capacità necessarie per rilevarle per tempo, qualora condotte dagli avversari, e contrastarle adeguatamente.

 

Come sostengono gli studiosi ed autori C.Jean e P.Savona: “il fatto di essere alleati non impedisce agli Stati di comportarsi come concorrenti”. La concorrenza si è trasformata in competizione globale, non solo fra le imprese, ma anche tra i sistemi-paese più integrati o alleati politicamente. Oppure come sottolinea Clausewitz, i conflitti sono simili alle transazioni commerciali: fra i due contendenti vi è competizione, ma anche cooperazione.

 

Accanto ai meccanismi di libero mercato, gli attori globali si muovono sempre più secondo logiche simili a quelle impiegate in campo strategico militare. È sufficiente pensare alla nascita dei Fondi Sovrani di ricchezza (Sovereign Wealth Fund – SWF) cinesi, l’accresciuta importanza di quelli arabi e ai possibili investimenti da parte di fondi russi che stanno destando preoccupazioni nel mondo Occidentale per le possibili interferenze da parte di governi stranieri, non sempre democratici, nella gestione delle imprese in cui investono, al fine di controllare infrastrutture critiche (telecomunicazioni, energia ecc.) o di accesso alle risorse naturali, considerate strategiche per l’economia nazionale.

 

Basti pensare alle speculazioni derivanti dalle attività del mondo finanziario che in questo periodo stanno assalendo l’economia reale di determinati Stati, tra cui il nostro. È utile ricordare che fino a venti anni fa solo il 5% del debito pubblico italiano era nelle mani di investitori stranieri, oggi è più del 55% (World Factbook 2012, CIA) e per di più è entrato nel circuito internazionale della finanza, la cui peculiarità prevede che il comportamento degli speculatori non sia quello di guadagnare dai dividendi o dagli interessi maturati a scadenza, ma dal ricavo ottenuto dalle scommesse dei cambiamenti di valore del titolo stesso.

 

L’Intelligence Economica (IE) è la disciplina[1] che – tramite strumenti e azioni di ricerca, acquisizione, analisi, elaborazione, conservazione, interpretazione e comunicazione delle informazioni – è in grado di rilevare i fattori critici del contesto competitivo economico globale, con l’obiettivo di scoprire le opportunità, di anticipare le minacce emergenti e di ridurre i rischi legati alla sicurezza e alla solidità del patrimonio nazionale.

 

 

Sapere per anticipare, questo è il significato di “fare intelligence”, fornendo l’informazione giusta alla persona giusta, nel momento giusto, al fine di prendere la giusta decisione.

 

Le attività di IE sono divenute imprescindibili per la sicurezza nazionale, in particolare in relazione a quei settori strategici considerati irrinunciabili per la crescita economica. Pertanto, lo Stato, inteso come sistema autopoietico, ha il compito di comprendere come essere in grado di rendere le comunità e le economie immuni dagli attacchi caratterizzanti questo periodo storico dominato dall’ipercompetizione, dalla finanziarizzazione e dall’informatizzazione, utilizzando tutti gli strumenti adeguati ed efficaci: dal “lobbismo” alla disinformazione, alle più sofisticate operazioni di politica economica.

 

Dinamiche, meccanismi e tecniche di selezione delle fonti

 

L’aspetto più significante degli addetti ai lavori è creare un sistema informativo valido basato principalmente su fonti aperte. Per incrementare tale base informativa, può essere utile ottenere la collaborazione di istituzioni chiave, di Università, di centri di ricerca pubblici e privati, acquisendo così il consenso diffuso di dati e informazioni.

 

La mole di informazioni è tale che decidere quali tra esse scegliere, più che un problema di scelta dei dati, è quello delle tecniche di selezione. Oggigiorno si rischia di sapere tutto di tutto, nei minimi dettagli, senza che vi sia la possibilità, almeno per i meno preparati, di individuare ciò che veramente serve per la messa a punto di una decisione[2].

 

Secondo una ricerca Ceti SME, si valuta che oggi sono a nostra disposizione dagli otto ai dieci miliardi di pagine web; per muoversi in questo universo sconfinato sono state elaborate tecniche di navigazione al fine di risparmiare tempo e raggiungere i risultati voluti. Tali tecniche e software filtrano le informazioni per indirizzare il lettore verso quelle che sono utili al perseguimento del suo scopo.

 

La dotazione di dati provenienti da fonti aperte viene indicata con l’acronimo OSINT- Open Source INTelligence. La loro offerta si trova in siti web, nei flussi RSS (feed really simple syndication), nei social media. Nonostante l’enorme quantità di informazioni disponibili, le imprese e gli Stati si trovano non di rado nella necessità di procurarsene altre, rielaborando le informazioni esistenti o effettuando specifiche indagini con la collaborazione di società specializzate in inchieste di mercato o in sondaggi di opinione.

Le grandi imprese traggono informazioni preziose da queste indagini e la politica ne fa un tale largo uso, da non poterne fare a meno. Non a caso la protezione del patrimonio informativo aziendale, (dati di bilancio, brevetti industriali e documenti strategici) o pubblico (ad esempio le informazioni dei sistemi tributari o pensionistici) è oggetto di studio ed analisi della IE.

 

La letteratura in materia ha classificato le principali categorie di informazioni necessarie alle imprese, come agli Stati, peraltro in continua espansione. In particolare, esse riguardano le informazioni sugli andamenti: competitivi (o organizzativi) interni e internazionali, commerciali, giuridici e regolamentari, ambientali tecnologici, politici interni ed esterni, borsistici e dei mercati del credito, mediatici, pedagogici, della proprietà industriale e intellettuale, strategici, sociali e territoriali.

Ciascuna organizzazione ha la sua specificità e quindi le informazioni relative alle categorie sopra citate devono essere raccolte tenendo conto delle propria finalità da perseguire. Ad esempio, il ritiro immediato di capitali da parte degli investitori, in seguito ad una minaccia di espropriazione dei beni in una determinata Nazione o in altre ragioni di instabilità del sistema economico, rappresentano un chiaro segnale, nel lungo periodo, di rivoluzioni politiche, conflitti o crisi di liquidità che colpiscono l’economia statale e i mercati internazionali. Allora le esigenze di informazione e le priorità della conoscenza cambiano, si sviluppano nel tempo e variano a seconda della natura dell’organizzazione (pubblica o privata), del settore di appartenenza e dei target.

 

Ovviamente anche ogni Stato è responsabile della scelta della strategia di intelligence e del conseguente processo di realizzazione prescelto, tenendo conto del fatto che molti fattori possono influenzare la potenziale preferenza: – l’organizzazione socio-politica; – la cultura della sicurezza; – la base giuridica;- i valori economici di ogni singolo Paese.

 

 

Durante tale attività bisogna tener conto soprattutto degli Stati/Organizzazioni che si avvalgono della deception[3], insieme di strumenti con il quale essi tutelano i propri interessi strategici, tramite l’inganno, al fine di acquisire una posizione di vantaggio sull’avversario, modificando la sua percezione della realtà o di uno specifico evento, fenomeno o situazione, inducendolo ad agire in senso favorevole ai suoi interessi.

Tale scopo è perseguibile interferendo, più o meno direttamente, sui processi decisionali attraverso la volontarietà di confondere e disorientare, utilizzando messaggi veri, parzialmente veri, o falsi, e di alterare la percezione, al fine di indurre ad adottare, o non adottare specifiche azioni e/o compiere, o non compiere, determinati comportamenti.

 

Il valore aggiunto della IE è individuabile nel fatto che tale disciplina è focalizzata sulla considerazione congiunta dei problemi economici con l’obiettivo di delineare una base comune di analisi dello sviluppo delle imprese, della sicurezza economica degli Stati e del complessivo benessere dei cittadini.

 

Al fine di utilizzare al meglio le informazioni economiche, sono stati sviluppati numerosi modelli di riferimento grazie al quale è possibile identificare i fattori che possono influenzare il successo e il livello di completamento dell’attività di intelligence. Secondo Potter[4], solo in presenza di una rivoluzione percettiva sull’importanza di una elaborazione semantica dell’IE, un Paese può ottenere miglioramenti nella sua competitività internazionale.

 

Da una rielaborazione del modello di Johnston è stato sviluppato e di seguito rappresentato un modello dinamico in grado di scegliere in maniera razionale i requisiti fondamentali per creare intelligence da fonti aperte.

Il vero patrimonio informativo è rappresentato dal proprio modello gestionale, che consente la scelta strategica più razionale, come l’uso delle risorse dotato della stessa caratteristica di razionalità. Secondo Schmitt, il processo di intelligence è …”the reception and interpretation of signals emitted by the activities of the ide under observation[5]”. L’IE si prefigge di valorizzare tale patrimonio con scelte di alto livello che si calano nel contesto globale o, semplicemente, ne tengono conto per finalità puramente interne. I modelli usati dalle più grandi società di consulenza (quali Ernst & Young, McKinsey, Accenture, Deloitte, AT Kearney) sono oggi parte integrante dell’IE.

 

Tali modelli sono generalmente composti da tre sezioni: 1) formalizzazione dei requisiti, 2) identificazione delle competenze, 3) raccolta ed elaborazione dei dati.

 

Nella prima sezione sono raccolte le informazioni rilevanti per gli scopi desiderati, il livello di bisogno di IE in base anche a eventi nazionali o globali o più semplicemente dalla verifica della rispondenza dell’attività di impresa alla competizione e soprattutto dagli scenari possibili. Nella seconda sezione si valutano gli scenari in precedenza individuati sulla base dei requisiti considerati rilevanti per le scelte da effettuare, quali impegno finanziario richiesto, tempi di rientro del capitale investito, mercato in espansione, ecc. La variazione della domanda di IE può cambiare in base alla complessità delle possibili strategie e si individuano le competenze scegliendo le più idonee stabilendo in seguito un action plan di dettaglio con ruoli e responsabilità. Infine si scelgono le fonti aperte pertinenti alla richiesta di prodotto di IE e più in generale gli stakeholder destinatari.

Nell’ultima sezione sono raccolte le informazioni rilevanti per gli scopi in precedenza desiderati, si valutano gli scenari sulla base dei parametri considerati primari per le scelte da eseguire (quali l’impegno finanziario richiesto, i tempi di rientro del capitale investito, mercato in espansione ecc.), individuando le possibili strategie relative allo scenario di riferimento identificato, stabilendo in maniera dettagliata un action plan con ruoli e responsabilità. Il modello permette di evitare di accordare una quantità eccessiva di fiducia su un’unica fonte e di alimentarsi prevalentemente da un unico canale informativo. Inoltre le analisi non sono fondate esclusivamente su fonti verbali, ma sono integrate con elementi di informazione tangibili e concreti, la cui attendibilità può essere verificata. A tal fine è fondamentale l’osmosi continua e la condivisione alla comunità e agli stakeholders, attraverso una strategia di comunicazione, la scelta strategica intrapresa.

 

Lo studio dell’IE comporta non poche difficoltà, in quanto si presenta come nuova disciplina, ancora non puntualmente definita, e si manifesta secondo forme diverse e talvolta non facilmente riconoscibili. In conclusione la capacità di rilevare anomalie dall’analisi di dati open source aiuta a comprendere in maniera approfondita le dinamiche economico-finanziarie, tutelare gli interessi economici strategici del Paese, sviluppare e difendere le strutture critiche nazionali e soprattutto il patrimonio tecnologico industriale. Inoltre grazie ad essa è possibile monitorare, contemporaneamente, le attività e le operazioni della criminalità organizzata radicate e ramificate nel campo economico, quali: riciclaggio di denaro, traffici illeciti e commercio di prodotti ad alto contenuto tecnologico.

 

Tempo e spazio sono le dimensioni strategiche fondamentali. In strategia il tempo è stato sempre più importante dello spazio, per diversi motivi: lo spazio perso si può riconquistare; il tempo perso no, è perso per sempre. In aggiunta, la rapidità del ciclo IDA (Informazione, decisione e azione) influenzato dalle asimmetrie informative e la velocità di decisione e azione sono determinanti per realizzare la sorpresa e paralizzare gli avversari, impedendogli di reagire.

 

Lo Stato è stato richiamato al centro dei mercati perché sollecitato dai cittadini indignati e impauriti per il loro futuro e per i loro risparmi. In tal senso lo Stato ha riproposto per se stesso il ruolo di player, avviando così un inevitabile progressivo sviluppo dell’Intelligence economica sempre più rilevante per la sicurezza nazionale.

 

La sicurezza economica nazionale dipende, pertanto, dal sistema delle attività a sostegno dello sviluppo costante, veloce ed efficiente dell’economia nazionale, al fine di massimizzare l’uso dei vantaggi distintivi nazionali, e soprattutto di difendersi da minacce quali ad esempio i massicci investimenti diretti da parte di Paesi esteri alla ricerca di accessi privilegiati al management e agli input tecnologici acquisibili in maniera difficoltosa in altre aree geografiche, segnalando i casi dietro i quali si potrebbero celare coinvolgimenti occulti che rendono più difficile l’attività di controllo dei mercati.

ANNO 3 N.3

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1] M.Lo Re, Intelligence Economica e la cultura della Sicurezza, GNOSIS vol. IV 2011

[2] Briciu S., Vrincianu M., Mihai F, Towards a New Approach of the Economic Intelligence Process: Basic Concepts, Analysis Methods and Informational Tools, The Bucharest Academy of Economic Studies, 2010

[3] Zotti D., La Deception – L’inganno nell’analisi delle informazioni e nella strategia – un pericolo ed un’opportunità, GNOSIS vol. III 2010 e Dewar M, The Art of Deception in Warfare, Newton Abbot, David & Charlie Publishers, Devon, UK 1989

[4] Potter Evan H., Economic Intelligence & National Security, Ottawa University 1998

[5] Schmitt G. Understanding the World of intelligence, Potomac Books, Washington 2002

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