Casa Management Le tecniche di guerra psicologica nell’interpretazione di Loup Francart

Le tecniche di guerra psicologica nell’interpretazione di Loup Francart

Un’analisi delle principali tecniche della guerra psicologica francese applicate al mondo delle imprese: come gestire le informazioni, influenzare gli stakeholder, fare lobbying e difendersi dai concorrenti attraverso la prevenzione dagli attacchi informativi.

da Capitale Intellettuale

Giuseppe Gagliano – Presidente CESTUDEC (Centro Studi Strategici Carlo De Cristoforis)

La finalità principale di questo articolo è quella di illustrare le principali modalità di guerra psicologica nella interpretazione del Gen. Loup Francart, direttore di ricerca presso l’Institut de Relations Internationales et Stratégiques, e dell’agenzia di Intelligence Strategica  Eurocrise.

Le principali tecniche di guerra psicologica individuate dall’autore possono essere agevolmente identificate nella:

I) mistificazione che altera il giudizio in modo da spingere il decisore a prendere delle decisioni sfavorevoli alla propria causa. La mistificazione si attua concretamente attraverso:
  • lo stratagemma è una trappola che si tende all’avversario e nella quale quest’ultimo cade da solo per non averla scoperta. Esso cambia la regola del gioco senza che l’altro se ne accorga. A sua volta lo stratagemma prende concretamente forma attraverso:
  • l’inganno che mira a fuorviare l’avversario sulle intenzioni e le possibilità amiche simulando una falsa manovra e dissimulando quella vera;
  • l’intossicazione che cerca, da un lato, di indebolire il senso critico di chi decide, in particolare attraverso i loro servizi di intelligence e, dall’altro, di demoralizzare l’avversario;
  • la disinformazione che ambisce a influenzare il pubblico mediatico manipolando, direttamente o indirettamente, l’informazione.
II) Una seconda modalità offensiva sul piano psicologico è rappresentata dall’ alienazione. Questa è l’insieme di modi d’azione che mirano a imporre un senso attraverso:
  • la propaganda che per la scuola di guerra psicologica francese è un’azione sistematica esercitata sull’opinione pubblica da un gruppo, una comunità o un governo per imporre una rappresentazione del mondo e una certa visione degli eventi che gli/le siano favorevoli. Essa ricorre alle azioni di comunicazione della famiglia precedente, ma anche alla costrizione fisica e psicologica. Ha come obiettivo il cambiamento di atteggiamento o di comportamento delle popolazioni e dei responsabili non avvezzi alla politica propugnata;
  • l’indottrinamento si colloca a un livello superiore di attentato alla libertà di pensiero e ambisce a imporre a degli individui una dottrina con il fine di farli partecipare attivamente all’azione politica dominante;
  • la sovversione costituisce un metodo di presa del potere mediante la disgregazione e l’isolamento dell’autorità istituzionale di un Paese;
  • il terrore e il terrorismo tentano di imporre il vassallaggio attraverso la violenza estrema, sia fisica sia psicologica.
III) Infine Loup Francart individua un’altra tipologia di offensiva psicologica, vale a dire  le azioni che mirano a lottare contro una deformazione del senso. Queste si attuano attraverso:

  1. la controinformazione, è volta a lottare contro gli attacchi informativi di terzi, di un belligerante o altro;
  2. la contropropaganda, mira a indebolire l’effetto della propaganda di un avversario, sia nel nostro stesso campo, sia presso la sua opinione pubblica;
  3. la dissuasione o il disindottrinamento di una popolazione nel suo insieme è un fenomeno che possiamo favorire, ma difficilmente dominare.

Accanto alle strategie indicate, Francart individua altre tecniche di guerra psicologica più sottili e insidiose che rientrano nella capacità di attuare una strategia di influenza attraverso l’informazione. Secondo l’autore, le strategie di influenza in generale hanno l’obiettivo di indurre dei partner, degli eventuali avversari, degli attori neutrali, quanto meno a non opporsi a un progetto, o magari perfino a collaborarvi, e talora anche a neutralizzare l’influenza di un avversario. Queste strategie variano a seconda dell’attore che conduce l’azione: colui che cerca di influenzare può agire direttamente e in modo aperto, oppure agire grazie a uno schermo anonimo che manovra (falso personaggio, sito Internet creato a tal fine), o ancora grazie ad altre persone o gruppi di influenza che agiranno a suo piacimento senza che lui appaia nominativamente; oppure in base all’effetto perseguito: credito, collusione, incriminazione e apologia. Inoltre le strategie di influenza devono tenere conto dei diversi modi di raggiungere il target: può essere preso di mira direttamente attraverso l’informazione utilizzata, o può essere preso di mira attraverso il suo entourage (che condivide e incoraggia il suo punto di vista e la sua azione) o del suo ambiente (che gli permette di esistere e di agire). Infine, Francart sottolinea come per rendere efficace una strategia di influenza questa deve prendere in attenta considerazione:

  1. i criteri previsti per l’informazione che si utilizza;
  2. i procedimenti messi in atto;
  3. i media scelti per diffondere l’informazione;
  4. le casse di risonanza eventualmente usate.

Inoltre, esistono quattro tipologia di azioni di influenza:

  1. le azioni d’influenza per credito: queste azioni cercano di stabilire dei rapporti di fiducia con il fine di far aderire gli altri al progetto o allo scopo perseguito. Esse ovviamente si serviranno solo di informazioni veridiche, verificabili, credibili e sincere;
  2. le azioni di influenza per collusione: possono servirsi di ogni sorta di informazioni, rispettando tuttavia i criteri di sincerità e credibilità. Si servono di procedimenti legati più a dei tipi di rapporti che alle informazioni diffuse. Questo tipo di rapporto resta sempre più o meno ambiguo e fragile;
  3. le azioni di influenza per incriminazione: mirano alla sconfitta o almeno all’indebolimento dell’avversario o di un concorrente e ricorrono, per conseguire tali propositi, all’attacco e alla destabilizzazione mediante l’informazione;
  4. le azioni di influenza per apologia: mirano a difendere un progetto o uno scopo attaccato o destabilizzato da terzi. Ricorreranno alla controinformazione e alla stabilizzazione mediante l’informazione.

Più recentemente gli analisti hanno individuato, accanto alle strategie di influenza, anche il lobbying. Esso, nel suo uso più comune, è anche quello che si può chiamare “gruppo di pressione”, che esercita una vera e propria influenza continua sulla politica. La parola suppone dunque una specie di organizzazione professionale (più raramente etnica) riunita per difendere un interesse comune e avente un certo potere economico e quindi una forza di pressione sul governo. L’azione di lobbying ha lo scopo di facilitare la conquista di una posizione, la realizzazione di un progetto o ancora il lancio di un prodotto, portando chi decide a indirizzare una norma (giuridica o di altro genere), a crearne una nuova o a sopprimere delle disposizioni che regolamentano il settore. La finalità perseguita da chi si serve di questa strategia d’influenza implica:

  1. una vigilanza legislativa e regolamentare sulle decisioni pubbliche;
  2. un’anticipazione delle iniziative politiche e regolamentari per poter esprimere una posizione al momento opportuno della procedura e in modo efficace;
  3. una conoscenza precisa degli orientamenti politici, degli attori, dei circuiti decisionali;
  4. un’ottimizzazione degli obiettivi dei clienti e la messa a punto del loro messaggio.

A livello di tipologia, il lobbying comprende:

  1. il lobbying classico o istituzionale riguarda qualsiasi attività che cerchi di influenzare direttamente o indirettamente gli interventi o le decisioni dei poteri pubblici, siano essi internazionali, nazionali o anche solo locali;
  2. il lobbying interaziendale o Corporate Lobbying, che riguarda piuttosto i rapporti Business-To-Business. Ha lo scopo di favorire l’adozione di un prodotto o di un servizio da parte di un’altra azienda (fornitori, distributori, ecc.);
  3. il neo-lobbying, orchestrata dalle Organizzazioni Non Governative. Le ONG possono esercitare il lobbying per la causa particolare che servono, come pure essere intermediarie di uno Stato, di una grande azienda o di un grande gruppo di pressione. Per esempio le ONG, che funzionano in rete, costituiscono un importante fattore di destabilizzazione in alcune situazioni, come ha dimostrato Greenpeace con certi Stati o grandi gruppi (Shell, Total, ecc.).

Il lobbying inoltre opera attraverso una variegata stratificazione:

  1. il lobbying generale e culturale: a lungo termine, si tratta di cambiare le opinioni, le abitudini e di far evolvere le decisioni mediante l’evoluzione delle mentalità. Questo tipo di lobbying si rivolge ai decisori, ai leader d’opinione, ai media, agli opinionisti e, infine, al pubblico;
  1. il lobbying strategico: politico, economico, militare, ambientale, ovvero dei vari aspetti della società. Ha lo scopo di far evolvere le visioni particolari verso una visione comune che favorisce un gruppo specifico. Per esempio i no global praticano un vero e proprio lobbying che ingloba numerosi ambiti riuniti in uno stesso tema con il fine di sedurre quanta più gente possibile attorno a idee particolarmente sensibili dal punto di vista emotivo. Anche il lobbying prende forma attraverso modalità operative specifiche:
  1. il lobbying diretto si esercita presso i “decisori” e, più in particolare, presso le commissioni responsabili della regolamentazione di un settore di attività. È fatto di promemoria che permettono di informarli sul tale o tal altro punto normativo da mettere in atto o da modificare. Si tratta di porsi come interlocutori piuttosto che come attori interessati;
  2. il lobbying che si esercita attraverso l’opinione pubblica. Questa modalità è più lunga, ma ha una maggiore efficacia all’interno di un sistema in cui la rielezione è una preoccupazione costante. Questo tipo di lobbying è fatto di campagne di informazione orchestrate, sia direttamente dall’organizzazione (impresa, consorzio all’interno di un settore) che intende esercitare una pressione, sia indirettamente attraverso l’aggregazione di un’associazione di “cittadini” che esprimano le loro opinioni per mezzo di un sito internet, di articoli sulla stampa o di manifesti;
  3. il lobbying giuridico consiste nell’utilizzare degli studi specializzati per orientare le decisioni con argomenti di ordine giuridico o addirittura con battaglie giuridiche che oppongano i sistemi giuridici nazionali e internazionali;
  4. il lobbying commerciale e finanziario è un procedimento utilizzato che può essere più o meno legale. Consiste nel negoziare dei vantaggi o delle agevolazioni in cambio di una modifica normativa, dell’acquisizione di un mercato, dell’avanzamento di un progetto.

Di particolare significato sono le azioni di influenza attraverso l’incriminazione alla quale si è fatto ricorso in modo ampio alla fine degli anni novanta tanto nell’ambito della politica economica (attacchi contro l’OMC), quanto della politica ambientale (Greenpeace), della strategia (guerra del Golfo, terrorismo islamico) e di altri ambiti.

Le azioni d’influenza attraverso l’incriminazione si servono dell’informazione in modo aggressivo per indebolire un avversario o un concorrente o per screditarlo nel suo ambiente. Concretamente si attuano tramite:

  1. l’attacco informativo che si serve di informazioni veridiche o manipolate con lo scopo di indebolire o di annientare l’altro;
  2. la divulgazione di informazioni di sabotaggio che consiste nello sfruttare delle informazioni non manipolate al fine di mettere in difficoltà un concorrente, un decisore, un gruppo, un’organizzazione, o uno Stato. Secondo Francart essa è particolarmente significativa poiché essa si inscrive in una vera e propria strategia offensiva e spesso è accompagnata o seguita da altri tipi di azione: lobbying, azioni giuridiche, ecc., mirando all’acquisizione della supremazia in un settore, il discredito di un concorrente per un progetto, il fallimento del lancio di un prodotto concorrente, la delegittimazione di un’istituzione, ecc. Tuttavia -precisa Francart – il più delle volte l’attacco informativo si fa tramite gruppi di influenza o l’ambiente. Il vero istigatore dell’attacco non compare mai, passa attraverso schermi che possono essere dei falsi movimenti di consumatori, falsi movimenti di cittadini, false ONG;
  3. la destabilizzazione mediante l’informazione. Essa non chiama in causa direttamente l’avversario o il concorrente, bensì combatte il suo entourage (clienti, fornitori, partner di un’impresa oppure alleati, membri di una stessa organizzazione internazionale nel caso degli enti statali) o il suo ambiente (il sistema che nel suo insieme permette all’ente di esistere e di funzionare: sistema giuridico, sistema commerciale, sistema finanziario, ecc.). Naturalmente la destabilizzazione può, come fanno gli attacchi informativi, servirsi dell’informazione di sabotaggio o dell’informazione manipolata. Inoltre praticherà il lobbying per destabilizzare l’ambiente e cambiare le regole del gioco.

La destabilizzazione mediante l’informazione ha il vantaggio di essere più discreta dell’attacco informativo, perché sarà nota all’ente chiamato in causa con dei ritardi che non gli permetteranno di reagire se non quando ormai sarà troppo tardi, quando la destabilizzazione avrà sortito il suo effetto. Le azioni realizzate per ritrovare la stabilità saranno sempre difficili, lunghe e ne resterà sempre una traccia.

Allo scopo di esemplificare quanto sostenuto, Francart illustra come concretamente si è attuata un’azione di incriminazione combinata facendo riferimento a quella condotta da Greenpeace contro la società Shell in Gran Bretagna nel 1995:

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ANNO 3 N.3


Bibliografia

  • Loup Francart, Infosphère et intelligence stratégique: les nouveaux défis,Economica, 2002

Gen. Loup Francart è direttore di ricerca presso l’Institut de Relations Internationales et Stratégiques e della agenzia di intelligence strategica Eurocrise.

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