Casa Risorse Umane L’autonomia ed il mondo dei liberi professionisti… e se 1 + 1 facesse 5? La capacità dell’insieme ed il risultato maggiore, ovvero: in giungla alla ricerca di un elefante

L’autonomia ed il mondo dei liberi professionisti… e se 1 + 1 facesse 5? La capacità dell’insieme ed il risultato maggiore, ovvero: in giungla alla ricerca di un elefante

da Capitale Intellettuale

Damiano Marinelli Avvocato, arbitro e conciliatore/negoziatore Docente Università Telematica E Campus – Diritto Privato e Diritto della mediazione e dell’arbitrato Docente Università degli Studi di Padova, Siena e Firenze Presidente Nazionale A.L.I. Associazione Legali Italiani

Pensiamo che essere adulti significhi essere indipendenti e non aver bisogno di nessuno.
Ecco perché stiamo tutti morendo di solitudine
(Leo Buscaglia, Vivere, amare, capirsi, 1982).

Il mondo dei professionisti di norma è percepito come una realtà di soggetti che amano – e prima ancora, scelgono di – lavorare “da soli”. Questa condizione spesso non è voluta dal professionista, ma è stata come ereditata da una serie di scelte e da una, ancora più ampia, serie di remore.

 

Nella realtà, al contrario, è possibile riscontrare molti illustri esempi di professionisti che, lasciandosi alle spalle dette scelte e dette paure, hanno saputo creare, o recuperare, un rapporto sinergico capace di regalare importanti soddisfazioni lavorative, oltre che, spesso, anche soddisfazioni personali. Ecco perché la cultura del rapporto, intesa come la necessità per i professionisti di conoscersi e relazionarsi, può diventare quel valore competitivo che permette di aumentare i propri numeri, e quelli degli altri, così “maggiorando” la semplice somma algebrica.

 

D’altra parte, il tempo che può, e vuole, dedicare il cliente al proprio professionista – si noti, non viceversa – risulta essere sempre meno. Avere un punto fermo, che permetta di ottenere risposte precise e pluri-settoriali è ormai diventata una esigenza.

 

In una selva di norme che spesso non permette di avere la sicurezza necessaria all’imprenditore ed alla sua impresa, l’azione consulenziale di più professionisti che valutano la problematica con occhio ed esperienza differenti permette di trovare la via giusta. Non mancano, nella giungla delle norme e della burocrazia, trabocchetti ed insidie, ma proprio per questo il professionista che si impegna a collaborare, anche stabilmente, con i propri colleghi e che trae esperienza dalle relazioni risulta essere privilegiato, possedendo una vista accresciuta e rafforzata, essenziale e necessaria per soccorrere al meglio il proprio assistito.

 

Per un professionista non c’è modo migliore di mimetizzarsi che mescolarsi ai dilettanti (Heinrich Böll, Opinioni di un clown, 1963). Ed il vero professionista vive di relazioni. Seguendo la stessa metafora, ora il professionista, al di là della categoria generale a cui appartiene, risulta sempre più specializzato, e dunque, spesso, conosce benissimo una parte della giungla, magari le foglie di un dato albero, ma non potrà aiutarvi a trovare un elefante. Dunque la specializzazione rende ancor più necessaria la collaborazione tra professionisti. Fermo restando, come conferma Ennio Flaiano, che oggi anche il cretino è specializzato.

 

Indubbiamente il lavoro in team permette di rispondere meglio e più prontamente alle esigenze del cliente. V’è inoltre da sottolineare la tendenza, negli Stati Uniti, a descrivere il lavoro di gruppo come un modo per aumentare la produttività. Invece, ad esempio in Giappone, la tendenza è quella di descrivere questa attività come un modo per incrementare le abilità e le conoscenze delle persone. Come sostiene Aral le due descrizioni prevedono una differenza sostanziale. Per il professionista il lavoro in team non può che rendere necessari entrambi gli incrementi di “produzione” e di “abilità e conoscenze”. Siamo sempre nella giungla, e dovremmo dunque ricordarci, in negativo ed in positivo, che spesso un elefante è un topo progettato da un gruppo di lavoro (Tullio Avoledo).

 

Permettetemi ora, dopo aver ringraziato Armando Caroli, che con il suo invito mi ha permesso di socializzare queste brevi riflessioni sul mondo della professione e del team building, di darvi brevemente qualche informazione e farvi conoscere l’Associazione Legali Italiani, che mi vede immeritatamente Presidente Nazionale. L’acronimo A.L.I. vuole indicare la capacità del gruppo di professionisti di alzarsi in volo per avere una visione d’insieme rispetto al singolo professionista, giù in basso, che può riuscire solo a controllare le proprie scarpe. L’Associazione Legali Italiani raggruppa numerosi professionisti, di diversa formazione professionale, legati da uno scopo comune, quello di promuovere la cultura giuridica e legale, oltre che valorizzare le Libere Professioni. Data la sua composizione, l’Associazione è in grado di analizzare i vari problemi che coinvolgono l’attività professionale, settore per settore, proponendo soluzioni originali, incoraggiando studi, pubblicazioni, manifestazioni, corsi e seminari. L’Associazione inoltre, è costantemente impegnata nel migliorare e professionalizzare i propri iscritti, oltre che nell’analizzare e progettare azioni a favore di tutta la collettività, in particolar modo, nei confronti delle categorie più deboli e meno tutelate. In tutte le sue attività, l’Associazione si occupa di divulgare i diritti di difesa della persona e di promuovere lo sviluppo delle comunicazioni finalizzato all’esercizio della professione (www.associazionelegaliitaliani.it).

 

Concludo il mio articolo, ritornando alla giungla ed al mondo dei professionisti, con un’ultima citazione: per non scordarsi che il gruppo deve potenziare la produttività e le capacità del singolo, ma mai limitarle o, peggio ancora, annullarle.

 

Matto. Affetto da un alto grado di indipendenza intellettuale; non conforme ai modelli di pensiero, parola e azione, che la maggioranza ricava dallo studio di se stessa. In poche parole, diverso dagli altri (Ambrose Bierce, Dizionario del diavolo, 1911).

ANNO 5 N.1

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