Gian Franco Poggioli Responsabile Studi economici di Unindustria Bologna rete Confindustria
UMIQ è l’acronimo di un metodo di diagnosi organizzativa implementato, promosso e sperimentato su decine e decine di imprese da Unindustria Bologna. Può essere fruito nella sua versione “leggera” attraverso un test di autovalutazione reperibile liberamente al sito www.umiq.it.
L’esperienza diretta testimonia, però, che le aziende che vogliono trarne veri benefici devono utilizzarlo sottoponendosi al test da parte di un esperto di organizzazione “terzo”, investendo alcune ore del top ed eventualmente middle management. Il test, infatti, non è fine a se stesso.
Si parte con un’analisi del contesto esterno: mercati di riferimento e loro segmentazione nonché concorrenza e strategie, tenendo conto di beni e servizi prodotti e relative tecnologie utilizzate, per cogliere, tramite la rilevazione di punti di forza e debolezza e le relative opportunità e rischi, l’importanza relativa specifica per quell’azienda delle varie aree organizzative.
Le aree identificate dal metodo sono sette e ambiscono ad essere omnicomprensive della realtà organizzativa di un’azienda, qualunque essa sia:
- governance, strategie e cambiamento organizzativo;
- gestione dell’informazione e dotazione ICT;
- gestione economico-finanziaria;
- gestione delle risorse umane;
- gestione delle operation;
- gestione del portafoglio prodotti;
- gestione mercati e vendite.
Si procede, quindi, più propriamente con il metodo UMIQ formulando domande sulla presenza e qualità di presidi gestionali su vari aspetti di contesto interno delle diverse aree, sempre che risposte implicite non siano uscite dal confronto ampio, aperto e franco sul contesto esterno tra il management e l’esperto terzo.
Qui merita di essere sottolineato il fatto che lo strumento di verifica diagnostica UMIQ nasce dal connubio tra il modo di pensare e le esigenze degli imprenditori, dal lato della domanda di competenze organizzative, e quello dei professionisti della consulenza supportati da esperti accademici delle teorie organizzative e da enti di verifica.
Infatti, gli imprenditori dal lato della domanda più avveduti, si pongono prioritariamente l’obiettivo della “presenza” del presidio gestionale al fine di prevenzione di rischi connessi, mentre gli esperti dal lato dell’offerta si pongono soprattutto il problema altrettanto importante della valutazione della “qualità” e quindi dell’efficacia di tale presidio. Proprio per valutarne la profondità, le domande per ogni area presentano una scala di valutazione da 1 a 5, che permette un giudizio modulabile dall’assenza all’eccellenza assoluta del presidio gestionale.
Alla fine del percorso, l’esperto terzo può produrre un breve report che tiene conto in un paio di grafici della importanza relativa delle aree gestionali per quella specifica azienda, della loro valutazione e del relativo confronto con le autovalutazioni provenienti dall’azienda.
Per esperti che abbiano affrontato e condiviso un corso di formazione e “convinzione” ideato, implementato e promosso da Unindustria Bologna con il proprio ente di formazione FAV, c’è anche la possibilità di aggiungere conclusioni che suggeriscano un secondo step del metodo nelle aree ritenute prioritarie.
Qui è necessaria più di una sottolineatura.
UMIQ non è la summa onnicomprensiva delle teorie o degli strumenti organizzativi disponibili, né “il” nuovo strumento organizzativo miracoloso che, a se stante, trasforma strutture claudicanti in maratoneti, magari anche a poco prezzo.
UMIQ è uno strumento che permette un nuovo approccio al miglioramento organizzativo e che costringe a guardare la concorrenza nell’ampio mondo della consulenza più con l’occhio del potenziale alleato che con quello dell’irriducibile avversario.
Si tratta di un nuovo approccio perché, al contrario di tanti integralisti dell’utilizzo completo di determinati strumenti “verticali” più o meno parziali, riconosce che in un mondo prevalentemente di imprese a risorse umane e finanziarie finite, gli imprenditori, che stanno dal lato della domanda di competenze organizzative e di strumenti informatici connessi, si faranno convincere a vincere le loro inerzie e paure da mancanza di fiducia e conoscenza, solo se li si aiuta a mettere in ordine gli interventi, fornendo loro nel frattempo input anche semplici per l’analisi, ma che possono dare risultati tangibili, pur anche se limitati nell’estensione.
Inoltre, è un nuovo approccio perché può attribuire alle associazioni confindustriali attente e ben disposte un ruolo importante di apripista, di ponte tra le necessità organizzative esistenti tra le imprese della manifattura e dei servizi e le competenze e gli strumenti delle imprese della consulenza e dei sistemi informativi.
Ancora, un nuovo approccio perché propone ai professionisti e alle imprese della consulenza uno strumento che, al riparo del marchio confindustriale, che certifica la serietà e presuppone un livello di onestà intellettuale elevato, permette loro di acquisire un nuovo capitale di fiducia presso potenziali clienti e diverso ed ulteriore rispetto a quello accumulato con l’esperienza diretta pregressa o con strumenti pubblicitari più o meno evoluti.
Dunque, gli esperti ufficiali UMIQ sono stati preparati e saranno sempre più “convinti” nei prossimi corsi formativi a completare il loro bagaglio di competenze con uno strumento diagnostico che permette una fotografia sufficientemente oggettiva della situazione organizzativa aziendale tale da “convincere” gli stessi consulenti che è inutile proporre una soluzione giusta in assoluto all’impresa sbagliata o non pronta, ma è meglio indicare le priorità per poi passare agli strumenti.
Questo perché fatturare con un’ottica di breve periodo può essere deleterio per chi riceve una soluzione sbagliata o inutile e può ritorcersi nel medio periodo anche sul proponente tale soluzione.
Ciò detto, rimangono da ricordare alcuni aspetti. Innanzitutto, esiste un secondo step del report UMIQ che prevede la proposta di ritornare in azienda con esperti “verticali” dell’area giudicata prioritaria su cui intervenire. L’esperto “verticale” nell’arco di una mezza giornata di visita in azienda, facendo tesoro anche della diagnosi precedente, imposta la predisposizione di un piano di miglioramento che viene sottoposto all’azienda. E qui riprende giustamente il suo ruolo il mercato. Un mercato, però, che si giova di un surplus di fiducia, di trasparenza e di consapevolezza che non ce la si gioca solo agli occhi della singola azienda, ma del mondo associativo.
Proprio per questo lo strumento è uno strumento aperto sia alle altre associazioni confindustriali, che a piccoli passi cominciano già ad adottarlo, sia alla consulenza perché lo faccia proprio.
image @iStock-165671941-photocanal25