Andrea Giuffredi – Coach, formatore e istruttore mindfulness
Mindfulness, o pratica di consapevolezza, deriva dal Buddismo. Questo non deve spaventare in quanto non è una religione e i suoi principi sono applicabili da tutti ed apprezzati da coloro che la praticano con regolarità.
Riporto di seguito una sua definizione: Mindfulness è una modalità di prestare attenzione, momento per momento, nel qui e ora, in modo intenzionale e non giudicante, a tutte le esperienze interne ed esterne che si verificano.
L’elemento centrale della pratica è il non giudizio dell’esperienza che si sta vivendo. La Mindfulness nasce negli Stati Uniti ad opera del biologo molecolare Jon Kabat-Zinn. A parte l’uso clinico, possiamo considerare la Mindfulness come una serie di pratiche basate sul respiro, per rompere il circolo vizioso dell’ansia, dello stress e dell’infelicità.
Partiamo con il dire che la Mindfulness non è una tecnica di rilassamento fine a sé stessa ma una meditazione.
È un allenamento per imparare a rimanere centrati nel qui ed ora è vivere appieno il momento presente.
Si è distinta negli ultimi anni come metodo per gestire le emozioni prestando attenzione al nascere di pensieri negativi, che contribuiscono al malessere della persona.
L’osservazione e la consapevolezza dei propri contenuti emotivi, mentali e delle abitudini disfunzionali permette di cogliere l’opportunità di cambiare tali contenuti. L’osservazione di ciò che accade, momento dopo momento e senza giudizio, permette di non identificarsi in emozioni o pensieri negativi, di accoglierli e di lasciarli andare.
Innumerevoli sono gli studi scientifici sull’efficacia della Mindfulness. Per esempio nel 2009, la dottoressa Lazar del Massachusetts General Hospital di Boston, attraverso alcune risonanze magnetiche su persone occidentali che la praticano da anni, ha rilevato una corteccia prefrontale – quella parte del cervello nella quale risiedono le nostre facoltà intellettive superiori, il nostro libero arbitrio – con uno spessore maggiore rispetto a chi non pratica meditazione.
Inoltre ha evidenziato cambiamenti misurabili in una parte del tronco cerebrale coinvolta nella produzione di serotonina, un neuro trasmettitore che partecipa alla regolazione dell’umore, già con solo 8 settimane di pratica.
In sostanza: perché al giorno d’oggi può essere utile la Mindfulness?
Perché è uno strumento con una storia millenaria ma che si adatta benissimo ai contesti attuali. Perché la si svolge principalmente seduti su una sedia a quindi diviene praticabile in ogni luogo. Perché è uno strumento molto efficace, per come la intendo io, di allenamento della coscienza.
Noi viviamo in due mondi: il primo è quello reale dei 5 sensi, della presenza nell’adesso del nostro corpo, dell’ascolto del proprio respiro; ovvero semplicemente quello in cui stai leggendo queste parole. Il secondo è il mondo mentale, quello delle recriminazioni o delle proiezioni nel passato o quello delle preoccupazioni o proiezioni nel futuro.
Ora riflettendo un attimo, in che mondo secondo Te la maggior parte delle persone vivono più tempo?
Sicuramente la Tua risposta è il mondo mentale, specie in questo momento di preoccupazioni sanitarie e magari economiche.
Vivere nel momento presente ci premette di ancorarci nel solo momento che veramente esiste: l’adesso, in quanto il passato non c’è più e il futuro deve ancora arrivare. Per tante persone il passato esiste eccome, in quanto condiziona le scelte attuali e in alcuni casi anche il proprio benessere.
D’altronde la cultura dominante in cui abitiamo ci spinge a pensare che il passato è sempre vivo e che domina la vita di ognuno, specie per chi ha difficoltà a fare pace con le proprie memorie e vive in modo automatico attraverso la psicologia che si è formata anche tramite le esperienze vissute. La Mindfulness, quindi, non è solo un insieme di pratiche, ma una filosofia di vita riassumibile in 5 fasi: respira; accogli; osserva; non giudicare; lascia andare.
Siccome la sua base è la respirazione, potremmo aprire un altro capitolo sulla corretta respirazione diaframmatica che ci permette una migliore connessione con sé stessi, ma lo approfondiremo in un prossimo articolo.
Per ora consiglio di connetterti spesso al Tuo respiro (praticando una respirazione diaframmatica), ad occhi chiusi e tenendo le mani appoggiate sulla pancia. Inoltre Ti consiglio di iniziare o di incrementare l’osservazione dei pensieri personali.
Come se diventassi un cervello neutrale che osserva sé stesso durante il funzionamento, come se fossi uno spettatore o una spettatrice che osserva al cinema ciò che la mente proietta sullo schermo della tua realtà. Un primo passo verso la presenza mentale ed un livello superiore di coscienza.
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